mercoledì 6 novembre 2013

Oggi parliamo di... THE BLACK CREEK BAND




Si potrebbe imbastire un più esauriente discorso per una Band come i Black Creek - un solo album ma di sostanza - che non per altre dalle produzioni discografiche incentrate sulla quantità - ma mediocri - a cavallo tra vari decenni... I Black Creek, vale a dire: il volo di una farfalla che muore accecata dalla luce.

Un solo album, "Live From Gainesville" registrato dal vivo il 25 Aprile del 1995 all’Acrosstown Repertoire di Gainesville, nella loro nativa Florida. 9 pezzi al confine tra Allman Brothers Band e Sea Level, una lezione di come si suona in Jam, architetture melodiche perfette e totale spazio all’improvvisazione che ha deliziato gli appassionati di Southern Rock (come me) imbattutisi - quasi per caso - nell’incontro con questa formazione.

Lato mio, conobbi i Black Creek alla fiera del disco usato e da collezione di Bologna del 2010. Quella mattina ero a caccia di rarità Southern già da una manciata di ore, in giro al setaccio tra i banchetti più “di nicchia” della fiera… I banconisti che hanno roba buona, e che possono interessarti, li riconosci al volo da quell’espressione navigata e sorniona sotto la fronte stempiata, barba incolta, di qualche nerd-musicale di mezza età. Incoraggiante percepire un interlocutore dalla calata veneta o toscana, ma soprattutto emiliana; i migliori intenditori si trovano da quelle parti, rigorosamente provenienti dalla provincia. Poi, una volta ingaggiato il discorso e la ricerca del consiglio, devi andare un po’ sulla fiducia, e constatare a casa se il tuo sesto senso ti ha aiutato ancora una volta oppure no.

I nomi della line-up che leggo sulla cover del cd, comunque, non mi sono nuovi e mi incoraggiano ad avere delle ottime aspettative. Leggo della presenza di Cameron Williams (Guitars/Vocals) e di Richard Proctor (Drums), successivamente in forza agli ottimi Tishamingo, Band che coniuga una vena blues alla Derek Trucks con testi alla Ronnie Van Zant, e che mi viene spontaneo accostare agli Steepwater piuttosto che ai North Mississippi Allstars. Poi leggo con sorpresa che il chitarrista solista è uno dei miei preferiti Sliders del Sud, Ryan Newell attualmente in forza ai Sister Hazel, sicuramente più commerciali ma non meno musicalmente dotati delle Bands appena citate. Non conosco invece Randy Goodgame (Piano/Hammond), successivamente avventuratosi in una carriera solista nell’ambito del Christian Rock, e Jason McDaniel (Bass), oggi proprietario di uno studio di registrazione a Boulder, CO, The Coupe Studios. Leggo che prima di questo live, i Black Creek avevano inciso un solo demo tape, un “Self titled” di 4 pezzi del 1993 (disponibile solo su musicassetta!), oggi letteralmente introvabile.

L’ascolto del cd è una bomba: 55 minuti di Jam session senza la minima falla, sembra di riascoltare una declinazione ben riuscita di “Live at Fillmore East” degli ABB… “Confused blues” dà subito spazio alla grande tecnica chitarristica di Ryan Newell, alla vena improvvisativa di Randy Goodgame al piano ed alla potente voce “alla Jimmy Hall” di Cameron Williams… “Movin’ on” è più orecchiabile e distesa, ricorda le sonorità di “Jessica” degli Allman, tanto per citarli per la cinquecentesima volta. “Shakerag hollow” sembra a tratti quasi un pezzo di Pat Metheny, lascia spazio alla forte vena jazzistica del quintetto. Ma il cuore dell’album sono a mio avviso i due pezzi centrali, da cinque stelle: la lunghissima cavalcata “Black Creek Jam”, 10 minuti e mezzo letteralmente perfetti e senza sbavature, e “Peachy clean”, ovvero l’animo country alla Marshall Tucker dei Nostri. Non può mancare una ballad strappalacrime come “Southern spirits” e un’altra epica Samarcanda improvvisativa come “Done enough”. Ryan Newell scatena di nuovo la sua slide in “Old man”, ed infine i Nostri chiudono con distensione in un’ultima “nostalgica” jam di 7 minuti e mezzo in “Tennessee mountain angel”.

Il live è dall’esecuzione semplicemente perfetta. Peccato i Black Creek non abbiano registrato nulla in studio e non abbiano continuato sulla falsariga di questo progetto, magari impostandolo anche solo come “Band da vacanza” a margine dei più riusciti progetti Tishamingo/Sister Hazel etc…

Se piace il disco (non chiedetemi come trovarlo, io ci sono riuscito quasi per caso, magari su amazon si trova qualcosina fate un po’ voi…) consiglio l’ascolto di una Band simile chiamata The Grapes, in particolare nell’album “Private stock”, sempre del 1995, sempre un southern rock in odor di Allman Brothers. Il vantaggio di questa Band è che almeno potrete trovare una produzione discografica un po’ più consistente rispetto a quella dei Black Creek, 4 album tra il 1991 ed il 1997. Lo svantaggio è che anche il materiale dei Grapes, come quello dei Black Creek, è pressoché introvabile.


Southern Rock rules
D.M.






DISCOGRAFIA

1993 Black Creek Band (solo su musicassetta)

1995 Live from Gainesville



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