Si potrebbe imbastire un più
esauriente discorso per una Band come i Black Creek - un solo album ma di sostanza - che non per altre dalle produzioni discografiche incentrate
sulla quantità - ma mediocri - a cavallo tra vari decenni...
I Black Creek, vale a dire: il volo di una farfalla che muore accecata dalla
luce.
Un solo album, "Live From Gainesville" registrato dal
vivo il 25 Aprile del 1995 all’Acrosstown Repertoire di Gainesville, nella loro
nativa Florida. 9 pezzi al confine tra Allman Brothers Band e Sea Level, una
lezione di come si suona in Jam, architetture melodiche perfette e totale
spazio all’improvvisazione che ha deliziato gli appassionati di Southern Rock (come
me) imbattutisi - quasi per caso - nell’incontro con questa formazione.
Lato mio, conobbi i Black Creek
alla fiera del disco usato e da collezione di Bologna del 2010. Quella mattina ero
a caccia di rarità Southern già da una manciata di ore, in giro al setaccio
tra i banchetti più “di nicchia” della fiera… I banconisti che hanno roba buona,
e che possono interessarti, li riconosci al volo da quell’espressione navigata
e sorniona sotto la fronte stempiata, barba incolta, di qualche nerd-musicale
di mezza età. Incoraggiante percepire un interlocutore dalla calata veneta o
toscana, ma soprattutto emiliana; i migliori intenditori si trovano da quelle
parti, rigorosamente provenienti dalla provincia. Poi, una volta ingaggiato il
discorso e la ricerca del consiglio, devi andare un po’ sulla fiducia, e
constatare a casa se il tuo sesto senso ti ha aiutato ancora una volta oppure
no.
I nomi della line-up che leggo
sulla cover del cd, comunque, non mi sono nuovi e mi incoraggiano ad avere
delle ottime aspettative. Leggo della presenza di Cameron Williams (Guitars/Vocals)
e di Richard Proctor (Drums), successivamente in forza agli ottimi Tishamingo, Band che coniuga una vena blues alla Derek Trucks con testi alla Ronnie Van Zant, e che mi viene spontaneo accostare agli Steepwater piuttosto che ai North
Mississippi Allstars. Poi leggo con sorpresa che il chitarrista solista è uno
dei miei preferiti Sliders del Sud, Ryan Newell attualmente in forza ai Sister
Hazel, sicuramente più commerciali ma non meno musicalmente dotati delle Bands
appena citate. Non conosco invece Randy Goodgame (Piano/Hammond),
successivamente avventuratosi in una carriera solista nell’ambito del Christian
Rock, e Jason McDaniel (Bass), oggi proprietario di uno studio di registrazione
a Boulder, CO, The Coupe Studios. Leggo che prima di questo live, i Black Creek
avevano inciso un solo demo tape, un “Self titled” di 4 pezzi del 1993 (disponibile
solo su musicassetta!), oggi letteralmente introvabile.
L’ascolto del cd è una bomba: 55
minuti di Jam session senza la minima falla, sembra di riascoltare una
declinazione ben riuscita di “Live at Fillmore East” degli ABB… “Confused blues”
dà subito spazio alla grande tecnica chitarristica di Ryan Newell, alla vena
improvvisativa di Randy Goodgame al piano ed alla potente voce “alla Jimmy Hall”
di Cameron Williams… “Movin’ on” è più orecchiabile e distesa, ricorda le
sonorità di “Jessica” degli Allman, tanto per citarli per la
cinquecentesima volta. “Shakerag hollow” sembra a tratti quasi un pezzo di Pat
Metheny, lascia spazio alla forte vena jazzistica del quintetto. Ma il cuore
dell’album sono a mio avviso i due pezzi centrali, da cinque stelle: la
lunghissima cavalcata “Black Creek Jam”, 10 minuti e mezzo letteralmente
perfetti e senza sbavature, e “Peachy clean”, ovvero l’animo country alla
Marshall Tucker dei Nostri. Non può mancare una ballad strappalacrime come “Southern
spirits” e un’altra epica Samarcanda improvvisativa come “Done enough”. Ryan
Newell scatena di nuovo la sua slide in “Old man”, ed infine i Nostri chiudono
con distensione in un’ultima “nostalgica” jam di 7 minuti e mezzo in “Tennessee
mountain angel”.
Il live è dall’esecuzione semplicemente
perfetta. Peccato i Black Creek non abbiano registrato nulla in studio e non
abbiano continuato sulla falsariga di questo progetto, magari impostandolo
anche solo come “Band da vacanza” a margine dei più riusciti progetti
Tishamingo/Sister Hazel etc…
Se piace il disco (non chiedetemi
come trovarlo, io ci sono riuscito quasi per caso, magari su amazon si trova qualcosina fate un po’ voi…) consiglio
l’ascolto di una Band simile chiamata The Grapes, in particolare nell’album “Private
stock”, sempre del 1995, sempre un southern rock in odor di Allman Brothers. Il
vantaggio di questa Band è che almeno potrete trovare una produzione
discografica un po’ più consistente rispetto a quella dei Black Creek, 4 album
tra il 1991 ed il 1997. Lo svantaggio è che anche il materiale dei Grapes, come
quello dei Black Creek, è pressoché introvabile.
Southern Rock rules
D.M.
DISCOGRAFIA
1993 Black Creek
Band (solo su musicassetta)
1995 Live
from Gainesville
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