venerdì 27 dicembre 2013

Oggi parliamo di... RONNIE EARL


"Per lui provo il rispetto e l'affetto che un padre prova verso suo figlio. E’ uno dei più grandi chitarristi Blues che si possano trovare oggi in circolazione. Mi rende orgoglioso” B.B. King



Mai diffidare dei preziosi consigli di un signor musicista. È buona regola che ho sempre seguito sin da bambino. E quando un grande chitarrista mi ha suggerito di prestare attenzione a Ronnie Earl, ho deciso di mettermici d’impegno. Ho sviscerato la sconfinata discografia di questo fenomenale chitarrista, e tant’è stato… Oltre due mesi di intenso ascolto per arrivare, in maniera pressappoco esauriente, a decifrarne l’impressionante varietà di panorami musicali esplorati nel corso della trentennale carriera, dapprima con i Roomful Of Blues nella seconda metà degli anni ’70, e poi con la “creatura” esclusiva, i mitici Broadcasters, per tutto l’arco degli anni ’80 sino ad arrivare ai giorni nostri. Ronnie ha rivisitato soprattutto il blues della scuola di Chicago a lui tanto cara, ma ha toccato anche sostanzialmente – ed a mio parere esaurientemente – il mondo dei ritmi latini, del jazz e del rock ‘n’ roll. Resta a mio avviso uno dei musicisti più completi mai esistiti sulla scena musicale americana e mondiale.

Ronald Horvath nasce a Queens, New York, il 10 Marzo del 1953. Da bambino la famiglia prova, senza il benché minimo successo, ad avvicinarlo allo strumento del pianoforte. Imbraccia la prima chitarra in età non proprio precoce, a 20 anni, mentre già frequenta il college di storia americana a Long Island, ma si afferma quasi alla velocità della luce come uno dei giovani chitarristi più promettenti della locale scena del New England. La svolta musicale della sua vita si compie durante un concerto di Muddy Waters al Jazz Workshop, un piccolo live club di Boston, dove Ronnie si rende conto di avere un sangue che ribolle all’ascolto dei vecchi standard blues… è da lì che decide di sostituire la sua Martin con una Fender Stratocaster, e di forgiare un sound che lo renderà unico in tutto il mondo negli anni a venire. Il suo stile risentirà del profondo ascolto e studio di maestri del blues come come Otis Rush, Magic Sam, Guitar Slim, Jimmy McGriff, Thelonious Monk, John Coltrane e Wes Montgomery.

Il Nostro si introduce alla professione part-time di musicista, alternandosi all’attività di insegnante di sostegno nelle scuole, suonando allo Speakeasy di Cambridge, come chitarrista di appoggio a mostri della scena blues di passaggio in loco, come il chitarrista Otis Rush e l’armonicista big Walter Horton, o ancora come la cantante Koko Taylor grazie alla quale, dato anche l’instaurarsi di una grande amicizia, Ronnie inizia a farsi conoscere anche nell’ambiente di Chicago. A Boston, Ronnie diventa dapprima chitarrista titolare della band Johnny Nicholas & The Rhythm Rockers, e poi membro fondatore del progetto Sugar Ray & The Blue Tones, assieme all’armonicista Sugar Ray Norcia, col quale collaborerà anche negli anni seguenti. Nel 1978, dopo un periodo sabbatico dal lavoro di 8 mesi, passato nel profondo Sud a studiare i segreti del blues tra i locali di Atlanta, New Orleans ed Austin, Ronnie decide di abbandonare l’attività di insegnante e di dedicarsi esclusivamente alla professione di musicista. È in questi anni che Ronnie inizia a registrare come session man con gente del calibro di Sunnyland Slim, Johnny Nicholas e Sugar Ray. Nel 1979 Muddy Waters, durante un concerto, lo invita a salire sul palco per una jam session e, non ricordandosi al momento il suo cognome, lo chiama semplicemente “Ronnie”… la leggenda vuole che questo episodio spingerà il Nostro a modificare il suo cognome d’arte in “Earl”, dalla vena più bluesy, in onore a Earl Hooker chitarrista slide tra i suoi preferiti. Sempre in quell’anno, Ronnie si unisce alle fila della big band Roomful Of Blues, con la quale militerà fino al 1988. Saranno anni caratterizzati da un grandissimo successo commerciale nonché da un’ascesa della sua figura come chitarrista blues, ma anche da una massacrante attività di touring e di produzione discografica. In questi anni Ronnie finirà nel baratro della droga e dell’alcool, anche e forse soprattutto a causa degli elevatissimi ritmi di vita e del turbine di conoscenze di malaffare che caratterizzeranno l’esperienza RoB.

Nel 1983, ancora nel pieno dell’attività con i Roomful Of Blues, Ronnie inizia ad avventurarsi nelle sue due prime produzioni “soliste” assieme al cantante Kim Wilson, Darrell Nulish e Sugar Ray Norcia: escono i due album “Smokin’” e “They Call Me Mr. Earl”. Sono album che ricalcano molto le sonorità classiche del blues di Chicago esplorate dai Roomful Of Blues, tuttavia già con molti spunti originali ed interessanti. In Smokin’ abbiamo gemme come “Ronnie Johnnie”, bel blues trascinato e pieno di groove che mette in mostra il suo stile chitarristico, allo stesso tempo tecnicamente di spessore e sporco quel che serve per suonare il blues; oppure “My home is a prison”, lentone dove Ronnie si alterna meravigliosamente all’armonica di Sugar Ray e alla voce distorta di Kim Wilson; o ancora “Sick and tired”, bel rock ‘n’ roll alla carl Perkins tutto da ballare, piuttosto che “San-ho-zay”, originalissimo riff in cui già si intravede una notevole vena innovativa di Ronnie nell’esplorare il blues, seconda forse solo alla genialità del contemporaneo Stevie Ray Vaughan. They Call Me Mr. Earl è un album più prettamente blues di Smokin’, d’altra parte leggermente più sperimentale. Ricalca atmosfere da fumoso bar di periferia di Chicago, col pianoforte che svolge un ruolo più prominente che nel precedente lavoro. “You give me nothing but the blues” è uno standard magistralmente eseguito; “You’ve got me wrong” ci spinge verso il delta del Mississippi e ricorda un pò le atmosfere degli avi Robert Johnson e Son House, oltre allo stile slide di Junior Kimbrough. “No more chances” è un grintosissimo shuffle in cui la fa da padrone ancora una volta l’accompagnamento di pianoforte e la voce di Kim Wilson. Fantastica a mio avviso anche la lenta “Drinking and thinking” con l’hammond in sottofondo e Ronnie che domina con le sue calde note alla Gary Moore.

Nel 1988 Ronnie lascia i Roomful Of Blues in via definitiva e al contempo fonda i Broadcasters, che esordiscono live il 31.10.1988 al Last Call di Providence, con Darrell Nulisch alla voce, Jerry Portnoy all’armonica, Steve Gomes al basso e Per Hanson alla batteria. Sempre di quell’anno è il primo album dei Broadcasters, Soul Searching. In questo album, rispetto ai primi lavori di Ronnie, emerge la pulizia dello stile, il lavoro d’insieme più che il valore dell’individualità del leader  (altissima), e la cura per le dinamiche. Album che include al proprio interno autentici pezzi d’autore quali Backstroke (chitarra alla guida), It’s my soul (gran cavalcata blues), Blues for Bone (lentazzo divinamente arrangiato e pieno di saliscendi) e Sufferin’ (altro lento che lascia sfogare Ronnie in soli pieni di espressività).


L’inizio degli anni ’90 viene salutato dai Broadcasters con l’energico Peace Of Mind. Qui troviamo pezzi dalla vena ballabile come I want to shout about it o Bonehead too, piuttosto che lenti strappalacrime come Wayward angel. In generale, anche questo quarto lavoro appare di altissima qualità. Sempre dello stesso anno è I Like It When It Rains, album in cui fanno il loro ingresso nella band Ron Levy al piano e voce e Michael Ward al basso; questo album è forse leggermente sottotono rispetto ai precedenti, soprattutto a livello compositivo, ma i pezzi continuano ad essere comunque magistralmente eseguiti, e senza la minima pecca tecnica. Nel 1991, con il sesto lavoro in studio Surrounded By Love si unisce ai Broadcasters il grande amico di Ronnie Sugar Ray Norcia all’armonica, oltre a Tony Zamagni all’hammond e Dave Maxwell al piano. In questo album è da segnalare la bellezza di Kathy’s theme, shuffle da energia allo stato puro, piuttosto che Blind love, Off the hook o la title track Surrounded by love. Sono produzioni tracciate sempre sulla strada maestra del blues di Chicago, ma Ronnie si appresterà negli anni immediatamente successivi ad aggiungere nel suo repertorio ingredienti decisamente più eterogenei.

A partire forse già da Still River del 1993, dove i Broadcasters realizzano la loro prima opera completamente strumentale, esplorando elementi di ritmi latini (si ascolti Szeren, gran bella bossanova) e jazz (Equinox, Wednesday night at The Bull) grazie anche all’introduzione di musicisti molto versatili come Bruce Katz all’organo e Rod Carey al basso. Oltre naturalmente agli immancabili bluesacci (Chili-ba Hugh).

Language of the Soul del 1994 è un album dove i Broadcasters switchano in maniera quasi dirompente verso il jazz, pur preservando una forte vena blues di fondo, e che conferisce loro una notorietà nonché un successo commerciale forse mai raggiunti prima. Ci sono pezzi come Eddie’s gospel groove, Through floods and storms, Blue guitar e Bill’s blues che sono tra i più belli in assoluto mai realizzati dalla band.  Blues Guitar Virtuoso – Live in Europe del 1995 immortala il successo del tour oltreoceano dello stesso anno, e Grateful Heart - Blues and Ballads del 1996 è una grande opera jazz-blues con una fantastica dedica – fra gli altri pezzi – all’indimenticabile idolo di Ronnie che è Duane Allman (Skyman). Sempre del 1994 è il bell’album live con Jimmy Rogers (Same old blues, Got my mojo working e altri fantastici pezzi eseguiti dal vivo).



Il 1997 è l’anno di The Colour of Love, a mio avviso il più bell’album di Ronnie Earl nonché uno dei più grandi album blues di sempre, album pieno di ospiti in sala di registrazione (Hank Crawford, Jaimoe e Gregg Allman degli ABB, Mark Quinones) e prodotto da Tom Dowd (Aretha Franklin, Allman Brothers, Eric Clapton). Spiccano in questo album Bonnie’s theme (che sembra un pezzo del Santana di Abraxas), Everyday kinda man con Gregg Allman alla voce, ‘Round midnight, Anne’s dream meravigliosa ballata, Heart of glass ma soprattutto l’insuperabile Mother angel (sezione ritmica indescrivibile, atmosfere chitarristiche che sembrano un misto fra Santana e ABB, nel complesso un risultato unico, ascoltare per credere).

Nel 2000 arriva Healing Time, ed i Broadcasters si presentano con una serie di sostanziali cambi di formazione con Anthony Geraci (organo e tastiere), Mark Greenberg (batteria) e il ritorno di Michael Ward al basso. In questo album si coglie un certo ritorno alle atmosfere blues di inizio carriera della band (Catfish blues, Blues on a sunday, Lunch at R&M's) ma anche il prosieguo dell’esplorazione di temi jazz (Churchin’, Idle moments, Thembi).

L’inzio del nuovo millennio rappresenta per Ronnie un difficilissimo periodo personale, in cui il Nostro deve aver a che fare con seri problemi di depressione. Il 2001 segna il tentativo di redenzione dal baratro con un album di collaborazioni con una serie di amici-colleghi (tra gli altri, il cantante e armonicista Kim Wilson dei Thunderbirds, il batterista Levon Helm della Band, il tastierista David Maxwell e la cantante Irma Thomas), Ronnie Earl & Friends, con pezzi da non perdere come All your love con Luther Johnson, Might fine boogie con James Cotton e Kim Wilson all’armonica, One more mile, Bad boy e Marie.

Consiglio vivamente l’ascolto di tutta la discografia di Ronnie Earl, anche relativamente agli album realizzati nel primo decennio del 2000: I Feel Like Goin’ On (2003) con la meravigliosa Little Johnny Lee ma anche Donna e Blues for Otis Rush, Now My Soul (2004) con la lenta cavalcata blues Double trouble, The Duke Meets The Earl (2005) con Duke Robillard (West side shuffle, Two bones a pick, Lookin for trouble, A soul that’s been abused), il live Hope Radio (2007), Living in the Light (2009) con la bella ballata What can I do for you e il bluesaccio Blues for the South side, Spread the Love (2010) con Backstroke, la sperimentale Patience e Spann’s groove, e infine il recentissimo live Just for Today (2013) con spettacolari reinterpretazioni di grandi classici quali Heart of glass, Rush hour, Equinox e Robert Nighthawk stomp.

Un gran chitarrista, dalla sconfinata produzione discografica, la cui conoscenza approfondita non dovrebbe mai mancare tra gli appassionati veri del genere blues.

Ronnie And Roll

D.M.


DISCOGRAFIA

1983 Smoking
1984 They Call Me Mr. Earl
1988 Soul Searching
1990 Peace of Mind
1990 I Like It When It Rains
1991 Surrounded by Love
1992 Test of Time
1993 Still River
1994 Jimmy Rogers with Ronnie Earl and the Broadcasters (Live)
1993 Blues Guitar Virtuoso – Live in Europe
1994 Language of the Soul
1996 Eye to Eye
1996 Greateful Heart: Blues and Ballads
1997 The Colour of Love
2000 Healing Time
2001 & Friends
2003 I Feel Like Goin’ On
2004 Now My Soul
2005 The Duke Meets the Earl
2007 Hope Radio (Live)
2009 Living in the Light
2010 Spread the Love
2013 Just for Today

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